Sono presente su facebook da alcuni mesi con una pagina dedicata al mio blog faCCebook.eu nella quale pubblicizzo il “mostro di oggi”.
In poco tempo, grazie ad una serie di click giornalieri pseudo-casuali e saltando da conoscente-a-conoscente sono arrivato facilmente alla soglia dei 1500amici, per lo più persone tra di loro collegate e che io nemmeno conosco.
Tratto la mia pagina personale di facebook come se fosse riferita ad un esercizio commerciale con il solo scopo di promuovere i mostri da combattere e sono soddisfatto del rapporto impersonale che ho creato tra me e facebook, era questo il mio preciso intento.
D’altronde, nel mio profilo sul social network ho scritto chiaramente che non è la pagina personale di Mario Monfrecola e a conferma di ciò non ho mai pubblicato informazioni che mi riguardano né tantomeno fotografie mie o della mia sfera privata.
Della mia persona non c’era nessuna traccia se non il nome.
Mi chiedo: voi diventereste “amico” di una persona presente su un social network che non presenta informazioni personali né tantomeno una fotografia?
In realtà potrebbe nascondersi chiunque dietro ad un nickname.
Eppure, tra tutte le richieste che ho inviato solo alcuni mi hanno risposto chiedendomi (giustamente) “scusa, ma chi sei?”.
Una domanda che a me sembrerebbe scontata e che invece mi è stata posta raramente. Ciò a dimostrazione della superficialità con la quale su facebook si accetta una richiesta di amicizia dimenticandosi che poi si rende pubblica la propria bacheca, i propri pensieri, le fotografie dei partner e della famiglia … in pratica la propria vita.
In effetti si trattano i propri dati con approssimazione senza preoccuparsi che poi saranno fruibili agli estranei.
Sono sempre più convinto che gli iscritti ai social network non riescano più a scindere il pubblico dal privato e lo dimostrano i messaggi che si scambiano sulle bacheche, notizie che in altri tempi sarebbero viaggiate come e-mail (personali) oggi visibili a tutti.
Per rendere ancora di più impersonale la mia pagina facebook ho deciso di cambiare il mio “nome reale” (così viene definito il nome visualizzato) da Mario Monfrecola a Ed Hutchinson.
Chi è Ed Hutchinson?
E’ il giornalista intepretato da Humphrey Bogart nel film “L’ultima minaccia” del 1952.
Ed Hutchinson è un reporter idealista che, dopo la morte dell’editore, si oppone alla cessione del quotidiano per portare a termine una campagna contro un’organizzazione criminale.
Da MyMovies:
Uno dei migliori film di ambiente giornalistico, scritto e diretto da un ex giornalista che s’ispirò a fatti veri (la chiusura del New York World dopo la morte di Joseph Pulitzer) e uno dei più eloquenti sulla libertà di stampa, minacciata dai gruppi di pressione e dagli interessi mercantili. I duetti di H. Bogart con E. Barrymore sono d’antologia. Almeno in Italia, è passata in proverbio la battuta al telefono di Bogart: «Questa è la stampa, amico. E non ci puoi fare niente».
Se cercate “Ed Hutchinson” sul web lo troverete spesso associato a manifestazioni legate alla libertà di espressione proprio come la famosa frase che Humphrey Bogart usa per tappare la bocca durante la telefonata col malavitoso che lo minaccia: «Questa è la stampa, amico. E non ci puoi fare niente».
Una curiosità che ho trovato su Wikipedia
Nel film si trova risposta alla frase dell’Astrofisico Arthur Eddington sulla casualità (“se un esercito di scimmie battesse per un tempo sufficiente sui tasti di macchine da scrivere, produrrebbero prima o poi tutti i libri del British Museum…”): “Sì, ma poi chi diavolo li stamperebbe, bell’imbusto?!” si affretta a commentare seccamente il protagonista.
Chiudo con la mitica scena della telefonata con il tipografo in attesa dell’ok, l’orologio che scandisce il tempo, il rumore della macchina che stampa … (ad averceli oggi dei reporter così!)
MMo
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