Ci sono libri e poesie che sono immortali, sono da sempre letti e vengono tramandati da generazione in generazione da tempo immemore.
Ci sono opere considerate “patrimonio dell’umanità”, scritti da geni del passato su cui le attuali scienze basano i loro fondamenti e senza le quali oggi non potremmo dire di vivere in una società moderna.
E’ impossibile elencare tali scritti, mi limiterò solo a citare un esempio che, secondo me, è una poesia mostruosa per la sua grandezza: l’Infinito di Giacomo Leopardi di cui pubblico la foto del manoscritto originale scaricato dal sito Liber Liber, Progetto Manuzio.
Questa immagine è un esempio di come sia importante la “digitalizzazione dei testi” che permette di conservare in modo eterno le grandi opere del passato, in altre parole, preserva la conoscenza umana.
Menziono il manoscritto della bellissima poesia di Giacomo Leopardi (che imparai alle scuole superiori e che rileggo sempre volentieri) per sottolineare l’importanza del “mondo digitale”.
Per approfondire cosa voglia dire “digitalizzazione” rimando al web, ad esempio a alla voce su Wikipedia
Digitalizzare vuol dire conservare, infatti è atto nel mondo un processo di archiviazione di milioni di testi ad opera dei colossi informatici come Google che, in accordo con molti governi, provvedono alla creazione di biblioteche elettroniche accessibili a tutti via internet per la consultazione dei testi on-line.
Questo processo irreversibile si scontra però con i diritti di autore e le varie associazione degli editori che presumibilmente avranno la peggio e dovranno arrendersi alla divulgazione sul web dei libri.
Sono on-line già moltissimi e-book, ad esempio sul sito Google Libri liberamente consultabili e scaricabili: si va dalle opere storiche ai romanzi, saggi e libri di narrativa.
Sul sito Liber Liber si trovano moltissime opere italiane come appunto quelle di Giacamo Lepardi.
E’ interessante anche vedere il manoscritto originale di molte poesie.
Digitalizzare significa anche smaterializzare: pensiamo al mondo della musica rivoluzionato dall’introduzione dei files MP3 che oramai occupano una grande fetta del mercato.
Le canzoni non sono più incise su CD ma vengono diffuse senza un supporto, semplicemente vengonoscaricate, cioè viaggiano come segnale da un sito internet al pc o in un apposito lettore senza spreco di scartoffie e imballaggi che risultano poi rifiuti da smaltire.
Dei rifiuti legati alle tecnologie ce ne ricordiamo solo “Il giorno della Terra” ma in realtà è un problema che affligge il pianeta in ogni istante, basti pensare ai milioni (anzi ormai miliardi) di cellulari che non usiamo più e che prima o poi dovremmo gettare da qualche parte. Forse sulla Luna?
E cosi grazie alla digitalizzazione, comodamente seduto nel mio ufficio, mi godo la mia pausa-caffè leggendo la poesia di Leopardi che condivido con tutti voi.
L’Infinito, di Giacomo Leopardi (1819)
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e ‘l suon di lei. Così tra questa
Infinità s’annega il pensier mio:
E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare.
MMo
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